CAGLIARI. Il fascino del calcio. Regala leggende scolpite nella memoria di un rettangolo verde e allo stesso tempo riesce a narrare storie di vita che affascinano e rapiscono. Come quella di Marco Francescoli. Difficile passare inosservati a Cagliari e dintorni con questo cognome. Ieri il grande Enzo. El Flaco. Il Principe. Il figlio del Barrio Capurro di Montevideo. Oggi c’è Marco, trentaduenne esponente di quella stessa schiatta che tanti successi ha regalato alla causa rossoblù. La sua storia è un concentrato di rara passione. Sullo sfondo il pallone, ma in primo piano la quotidianità di un ragazzo che con un carattere leale e solare ha conquistato tutti coloro che in questi anni hanno avuto la fortuna di conoscerlo.
Un salto indietro nel tempo. Corre l’anno 1989. Marco, secondogenito di casa Francescoli, nasce a Parigi. L’esperienza nella capitale francese avrà la consistenza di un battito di ciglia. Appena un anno dopo, nella calda estate dei mondiali tricolori, si vola in Italia. Destinazione Sardegna. Il Cagliari della famiglia Orrù, in occasione del ritorno in serie A dopo sette anni d’assenza, si affida al triunvirato uruguaiano rimasto scolpito nella memoria indelebile dei tifosi isolani. Nella stagione 1992-93 arriva addirittura una storica qualificazione in coppa Uefa. Anno dopo anno Marco cresce e comincia a dare del tu al pallone. «Che emozione gli anni della prima esperienza cagliaritana. Vivevo in una casa a Margine Rosso, litorale di Quartu Sant’Elena. A due passi dalla spiaggia del Poetto. Quante serate trascorse in compagnia degli inseparabili amici di papà, Fonseca ed Herrera. E poi c’era soprattutto Mario Ielpo. All’epoca per me non era il portiere del Cagliari. Solo uno splendido vicino di casa che aveva figli della mia stessa età con cui giocavo molto volentieri».
La favola rossoblù di Francescoli volge ai titoli di coda e Marco segue il papà prima a Torino e poi a Buenos Aires. Il pallone continua a rotolare. Ma il giardino di Margine Rosso lascia spazio a prosceni ben più leggendari. Marco ha talento. I cromosomi difficilmente mentono. La sua tecnica e il tocco di palla sopraffino gli aprono le porte della prima squadra dell’Estudiantes. Anche l’Argentinos Juniors mette gli occhi sul talento di casa Francescoli, ma poco prima della fatidica firma, Marco decide di cambiare drasticamente rotta.
«Ricordo come fosse ieri quel periodo. Un crocevia fondamentale della mia vita. Aspettavo che si liberasse un posto nell’Argentinos come extracomunitario. In quelle settimane ho riflettuto tanto. Alla fine ho deciso di dire basta. Mi sono trasferito a Miami e ho ultimato gli studi. Il calcio rimane una grande bellissima passione. Ora ho un’azienda immobiliare con sede a Miami insieme a due soci. Non mi pento della scelta fatta».
Papà Enzo non si è mai intromesso nella vita privata del figlio. «Ha sempre rispettato le mie decisioni. Se chiedo consigli, lui è sempre pronto a regalarmi la sua esperienza. Ma non ha mai esercitato alcun tipo di pressione, sia che parlassimo di calcio che di vita di tutti i giorni». Il giovane Francescoli non ha paura dei bivi. Come quando in campo si deve scegliere sotto il fiato degli avversari se tirare in porta o inventarsi un assist («Mai avuto dubbio, ho sempre preferito mandare in rete un compagno»). Così nella vita, imboccare la strada giusta è spesso una questione di cuore. «Da qualche settimana ho deciso di stabilirmi in maniera definitiva nella vostra splendida isola. Ho dato una svolta alla mia esistenza. Basta fare il pendolare sulla rotta Miami-Cagliari, venendo in Sardegna solo in vacanza con mia mamma«.
L’altro pilastro della famiglia ha più difficoltà a ritagliarsi i suoi spazi sotto il sole italiano. «Papà doveva venire in Sardegna in occasione del centenario del Cagliari, ma l’emergenza Covid lo ha costretto a dare forfeit. Manca da Cagliari dal 2009, quando è venuto nell’isola per aiutarmi nel trasloco». I ricordi galoppano a ritroso per fermarsi in un’altra enclave di vita all’ombra dei Quattro mori. «In quegli anni ho vissuto una splendida esperienza con la Primavera del Cagliari guidata da Giorgio Melis. Bellissimi ricordi e granitiche amicizie cementate nel corso degli anni. Come quella con Alberto Usai, oggi pilastro della Ferrini Cagliari, che all’epoca mi ha dato una grande mano quando non conoscevo nemmeno una parola in italiano». Il Cagliari lo ha accolto a braccia aperte. «Col grande calore che voi sardi sapete offrire. In questo siete molto simili a noi uruguaiani. Dopo l’iniziale diffidenza, siete capaci di dare il cuore e l’anima a chi vi sta di fronte. La Sardegna mi ha stregato. Splendide persone, qualità della vita sopra la media. Mare, sole e buon cibo”.
E a proposito di buona tavola, Marco sorride nel ricordare l’incontro fugace di qualche mese fa con Massimo Cellino. «Anche lui si è accorto che apprezzo le specialità isolane. La mia forma fisica non è più quella di quando giocavo con i colori rossoblù!». Per tenersi in forma Francescoli ha scelto di giocare con la Jasnagora Cagliari nella serie B di calcio a cinque. «Siamo una bella famiglia. Mi diverto molto. Già in passato mi sono cimentato con il futsal nella Delfino grazie a un altro mio fratello sardo, Alberto Melis». Insomma, passano gli anni ma il pallone non si allontana mai troppo dal piede talentuoso di questo ragazzo cresciuto con il sogno di ripercorrere le gesta del suo idolo Zinedine Zidane. «Ho avuto la fortuna di incontrarlo in due occasioni grazie a mio padre. Un grande calciatore, ma soprattutto un uomo di spessore che è riuscito a mantenersi umile nonostante una carriera esemplare. E’ un onore conoscerlo». Lo stesso Zidane che, cresciuto con il mito del Principe Francescoli, non ha indugiato a chiamare il figlio Enzo in suo onore. Le magie delle trame del calcio.
Fonte notizia: La Nuova Sardegna > Archivio
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