SASSARI. Col coro della chiesa decisamente non ci siamo. Tutto così pulito, nemmeno una schitarrata, un po’ di bassi, una nota distorta. Gavinuccio Canu avrebbe preso quella melodia troppo angelica e l’avrebbe immersa nel suo inchiostro scuro, impregnata, resa più struggente, dark, malinconica. O magari l’avrebbe rallegrata con qualche accordo, ritmata un po’. O forse non l’avrebbe riarrangiata affatto, l’avrebbe lasciata così, col suo solito rispetto per la musica e per il prossimo, perché questo è il giorno del suo funerale, e ognuno può dirgli addio con la colonna sonora che più crede.
Gli amici, che lo conoscevano bene e che tante volte hanno suonato con lui, per questo viaggio nell’aldilà scelgono di accompagnarlo con la sua playlist preferita. Scelgono “The ship song” di Nick Cave, una delle sue canzoni preferite. L’ha ascoltata anche prima di togliersi la vita, quasi un mese fa in un anfratto di Piandanna. L’aveva nel suo mp3, assieme ai Joy Division e a tutto quel punk rock che aveva dato un senso alla sua esistenza. Non si era portato dietro nulla, ma non si era dimenticato di mettersi in tasca anche delle batterie di riserva. Aveva troppi brutti pensieri nella testa, e li ha allacciati al walkman per addolcirli un po’. L’ultima scorpacciata di bella musica prima del silenzio.
Gli amici si avvicinano all’altare. Lisandru imbraccia la chitarra di Gavinuccio. È scura, punteggiata di tanti bottoni gialli e rossi. Gli accordi risuonano nella chiesa di Li Punti ed è un’onda densa, inchiostro nero indelebile, come lo sono le canzoni di Nick Cave, un’onda lenta che attraversa tutti. «Fai navigare le tue navi attorno a me. E radi al suolo i tuoi ponti. Facciamo un po’ di storia, bimba. Ogni volta che mi vieni vicina». Molti piangono, e anche gli amici che cantano hanno gli occhi lucidi.
Poi intonano una canzone di Gavinuccio: «Cosa c’è di più bello nel svegliarsi al mattino e vederci vicini io e te. Cosa c’è di più bello che svegliarsi al mattino e vederci sorridere…».
Il padre Pietro, seduto in prima fila davanti alla bara, è una statua di dolore. Lui e Gavinuccio hanno sempre vissuto insieme e ora, a 86 anni, è difficile fare i conti con la casa più vuota. Ascolta quella canzone che conosce a memoria, ma che adesso cala come un piccolo balsamo. Il figlioccio gli stringe la mano, non ci sono lacrime. È bello poter salutare dopo tanta attesa e tanta angoscia il proprio figlio, e sapere che tante persone gli hanno voluto bene. Anche il vescovo di Sassari monsignor Saba, nel suo ricordo, parla di un uomo buono, generoso, che si è fatto amare e che ha lasciato un segno con la musica. Gli amici Alessandro, Sara, Matteo, Luana e Francesco cantano l’ultima strofa, poi Lisandru dà un bacio alla chitarra e la posa accanto alla bara. Il parroco don Costantino dà la benedizione, saluta zio Pietro, e il feretro viene portato nel piazzale della chiesa. Le casse diffondono le note dei Joy Division. I portantini si fermano composti davanti al deejay, e Gavinuccio Canu si gode il suo ultimo concerto. Si comincia con Atmosphere, ed è bello per una volta poter condividere la propria musica con persone che forse non l’hanno mai ascoltata . Perché al funerale ci sono tante generazioni e tante esperienze sonore fuse insieme, c’è quella dei cinquantenni, come era Gavinuccio, ci sono tanti artisti che l’hanno incrociato nel suo cammino musicale, e poi ci sono le persone più anziane e i giovanissimi, immersi nelle note potenti e post punk dei Joy Division. Uno dei leader, Ian Curtis, morì suicida a soli 23 anni, nel 1980, dopo aver ascoltato per l’ultima volta l’album The Idiot di Iggy Pop. Il deejay suona le canzoni degli Atro, il gruppo che ha accompagnato Gavinuccio Sanna dai 20 sino ai 45 anni. Sceglie “Non si podet Iscantzellare” e “Primula”, brani ai quali era molto affezionato. E poi chiude ancora con “New Dawn Fades” dei Joy Division. Tutti ascoltano e infine applaudono. Che bel pubblico per quest’ultimo concerto.
Fonte notizia: La Nuova Sardegna > Homepage
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