SASSARI. Tre giorni di fermo, poi si vedrà. L’assemblea degli autotrasportatori ha deciso, ieri 12 marzo a Tramatza, le azioni da mettere in campo contro il caro prezzi dei carburanti. Con una novità: oltre alle piccole aziende dell’autotrasporto e ai “padroncini”, parteciperanno alla manifestazione anche quattro tra le più grosse aziende di autotrasporto della Sardegna. Al momento non sono chiare le modalità di fermo dei big, ad esempio il numero dei tir che resteranno in stand-by per tre giorni, ma è chiaro che questa novità sia in grado di spostare l’equilibrio della protesta e di creare maggiori disagi alla distribuzione delle merci durante il fermo. È anche vero che gli autotrasportatori hanno sempre detto, e ribadito, che la loro agitazione non porterà ai temuti blocchi dei porti o delle principali arterie stradali. Non solo, seppure sottovoce, dagli ambienti della protesta è filtrata a più riprese la volontà di garantire comunque i trasporti dei beni di prima necessità. I tempi per la corsa all’accaparramento di materie prima come acqua, farina e olio non sono ancora maturi, per fortuna, e gli scaffali dei supermercati dell’isola non corrono il rischio di restare vuoti.
In piazza senza sigle. Come accaduto sin dal primo momento, alla manifestazione non parteciperanno le sigle sindacali e le associazioni di categoria: «Visto che nessuna organizzazione sindacale ha proclamato alcunché, non parliamo di uno sciopero ma di una serrata annunciata dai titolari di piccole aziende di autotrasporto – dice il segretario generale della Filt-Cgil Sardegna, Arnaldo Boeddu – il problema del caro carburante c’è e le motivazioni della protesta sono condivisibili perché il disagio è spalmato su tutta la filiera, sino ad arrivare al consumatore finale. Servono soluzioni strutturali da parte del governo a partire dall’abbattimento delle accise. Inoltre in Sardegna c’è la peculiarità che tutte le merci viaggiano su gomma e quindi i rincari sono più alti. Ecco allora che la Regione può mettere in campo dei ristori ma che devono andare alle aziende che applicano correttamente le norme contrattuali anche in ambito di sicurezza e salute dei lavoratori».
Le richieste. Anche ieri sono state ribadite a gran voce: «Servono misure concrete e immediate – ha detto Andrea Melis, uno dei portavoce della protesta – perché noi non possiamo andare avanti con queste modalità. Chiediamo il taglio delle accise o il credito d’imposta ma sarebbe una cosa positiva anche se il governo decidesse di calmierare il prezzo di vendita dei carburanti». A proposito di governo, c’è una possibilità che il blocco dei camion in Sardegna possa durare meno dei tre giorni autorizzati dalla questure: «Se martedì, durante l’incontro tra il ministro dei Trasporti Giovannini, la viceministra Bellanova e le associazioni di categoria, dovessero arrivare risposte certe alle nostre richieste, chiaramente le nostre manifestazioni verrebbero immediatamente interrotte», conclude Melis.
Intanto, la mappa dei presidi ha preso forma, anche se con scarsa approssimazione geografica: i camionisti manifesteranno a Porto Torres, Sassari, Olbia, Macomer, Oristano, Villacidro e Cagliari.
Agricoltura in ginocchio. Confagricoltura Sardegna rilancia l’appello del presidente nazionale dell’associazione, Massimiliano Giansanti, che in vista dell’imminente sciopero degli autotrasportatori, per il pesante aumento dei carburanti, ha scritto al Viminale: «Le agitazioni del trasporto su gomma – riporta la lettera -, oltre ai disagi connessi alla movimentazione delle merci, determinerà difficoltà ancora più incisive per lo spostamento e la consegna dei prodotti agricoli deperibili alla distribuzione, alla consegna dei mangimi agli allevamenti e all’attività quotidiana di raccolta del latte».
Affinché si eviti un peggioramento della situazione, anche i vertici sardi dell’organizzazione di categoria hanno ricordato come il quadro di crisi del comparto agricolo isolano sia addirittura più grave rispetto a quello della penisola, viste le contrazioni dei consumi registrate nelle ultime settimane e il calo dei prezzi alla vendita nei mercati. «Nel rispetto del diritto di tutti i lavoratori di esprimere il proprio malessere attraverso lo sciopero, auspichiamo che la ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, assicuri lo svolgimento delle proteste ma anche la movimentazione delle merci agricole», ha concluso il presidente di Confagricoltura Sardegna, Paolo Mele.
Fonte notizia: La Nuova Sardegna > Homepage
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