SASSARI. «Trovarmi di nuovo in mezzo a questa “follia” è bellissimo, provare ad arrivare sino in fondo a questo punto è il minimo». Rick Fois, 35 anni appena compiuti e cinque edizioni del torneo Ncaa già alle spalle come tecnico, si è guadagnato un altro biglietto per il gran ballo che per tre settimane tiene col fiato sospeso tutti gli Stati Uniti. E non vede l’ora di ballare con la lavagnetta di assistant coach in mano e con indosso la divisa degli Arizona Wildcats.
Inizia oggi la fase finale del torneo universitario di basket che coinvolge i 68 college più forti d’America. La chiamano March Madness, ovvero “la pazzia di marzo”, perché tutto è concentrato in appena una ventina di giorni, con scontri diretti senza appello nei quali si bruciano sogni ed emozioni, e si susseguono giocate sensazionali e partite che passeranno alla storia dei rispettivi college.
Per Fois, olbiese doc che nelle ultime due stagioni ha lavorato in Nba nello staff dei Phoenix Suns, sfiorando l’anello, si tratta dunque di un ritorno dopo le eccellenti stagioni trascorse a Gonzaga e le Final Four raggiunte nel 2017. Per lui, che ha lavorato anche con la nazionale azzurra accanto a Ettore Messina, la March Madness non ha davvero segreti. «Personalmente sono molto contento che riparta questa avventura – racconta –. Innanzitutto perché abbiamo un gruppo splendido, con ragazzi che lavorano tanto per migliorare. E poi il torneo Ncaa è una delle manifestazioni sportive più belle al mondo, con tantissimo pubblico, tanta partecipazione e grande seguito in tutti gli Stati Uniti. Ci torno dopo due anni, nei quali non mi sono fatto mancare nulla, perché i playoff e la finale Nba sono qualcosa di straordinario. Però mi era davvero mancato il torneo Ncaa. Quindi sono felice di esserci tornato e di poterlo affrontare con il nostro gruppo e la nostra organizzazione».
La sua Arizona, almeno sulla carta, è una delle squadre da battere. «Siamo molto contenti di com’è andata la stagione – conferma Rick Fois, amico per la pelle di Gigi Datome dai tempi della Santa Croce –, innanzitutto perché nonostante non fossimo tra le favorite abbiamo marciato alla grande. Attualmente abbiamo un record di 31-3, abbiamo vinto la Conference, il torneo della Conference e ci presentiamo al torneo Ncaa tra le teste di serie numero 1. È chiaro che questo significa anche che le aspettative sono tante e la pressione è un tantino maggiore rispetto a quanto preventivato. Non eravamo partiti pensando di fare qualcosa di simile, invece ora la posta si è alzata parecchio, ma siamo qui per questo. Vogliamo far bene, ma tutti noi sappiamo che questo è un torneo particolare, con tante gare tiratissime concentrate in poco tempo. È una manifestazione in cui tutto può succedere: basta una caviglia slogata, una giornata no, un tiro che entra o esce, e ti può rovinare o cambiare la stagione».
Per il giovane tecnico gallurese, che è di casa negli Usa da quando era uno studente a Pepperdine, c’è la possibilità di ottenere un traguardo storico. «Vivrò queste tre settimane con entusiasmo e fiducia. So bene che non sarà un’eventuale sconfitta a rovinare il ricordo di un’esperienza comunque straordinaria. Ma di certo puntiamo ad andare sino in fondo, un risultato di questo tipo sarebbe la ciliegina sulla torta di una stagione magnifica».
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Fonte notizia: La Nuova Sardegna > Archivio
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