CAGLIARI. Anche il ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti ha firmato il decreto “Sardegna” sull’energia. Già ieri sera il testo del provvedimento era arrivato agli uffici del ministro per le Infrastrutture Enrico Giovannini. Fonti vicine al dossier danno per rapida anche la sua firma. Solo a quel punto, probabilmente nel fine settimana, il decreto avrà completato il suo percorso politico-amministrativo e potrà arrivare sul tavolo del Presidente del Consiglio Mario Draghi che lo farà proprio e lo licenzierà. Come da prassi l’annuncio della firma finale del Premier avverrà nel primo consiglio dei ministri utile.
La firma di Giorgetti, prevista da più di un mese, ha scontato una serie di ritardi, di natura quasi esclusivamente politica. Dopo che il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, aveva definito il testo e chiuso il dossier con la sua firma, il provvedimento era passato, per la prima delle due firme di concerto del decreto, sul tavolo del responsabile dello Sviluppo Economico.
Allo stesso Giorgetti, in queste settimane, erano arrivati pressanti e pubblici inviti a non firmare e a «riaprire la discussione» sul testo del decreto. Era stato lo stesso governatore Solinas a prendere carta e penna e a scrivere al suo alleato di partito leghista chiedendo di ritardare la firma perchè quel testo non avrebbe fornito «elementi certi sui tempi di realizzazione delle opere, non definisce le quantità di gas che ci serve, ignora quasi tutta la provincia di Nuoro, non permette tariffe in linea con quelle nazionali, lascia ad altri le scelte sull’eventuale rigassificatore di Cagliari».
Ai dubbi di Solinas si erano aggiunti anche quelli dell’attuale assessora all’Industria, Anita Pili, che aveva cercato, senza successo, di far ritirare il decreto allo stesso Cingolani, con la richiesta di pochissime modifiche sulla parte tariffaria del provvedimento. Richiesta non accolta dal ministro.
Oltre a quelle della giunta regionale, il testo del futuro decreto aveva sollevato perplessità su un fronte variegato e composito di oppositori. Sia tra quelli che ritenevano il decreto troppo invasivo e ordinativo per il sistema economico sardo, sia tra quelli che lo ritenevano viziato del difetto opposto: poco efficace nella definizione di un sistema energetico organico, diffuso e coerente.
Resta però il fatto che il testo originario del decreto, voluto dal ministro Cingolani al termine di un lungo, articolato e profondo confronto con il sistema Regione in tutti i suoi aspetti, non sia stato cambiato di una virgola, e che adesso stia entrando nella fase finale. Il decreto sarà la cornice entro cui operare nei prossimi anni, una cornice ampia, ma non rigidissima. Quando è stata pensata la legge che lo prevede non c’erano né crisi né guerre. Il mondo era ben diverso dal presente, con tutti gli scenari foschi che stanno stravolgendo i sistemi produttivi ed economici europei.
Anche questo decreto, pur importante, è solo un primo passo, a cui altri possono seguire, e se si vorrà cambiarlo lo si potrà fare. Intanto però è un primo, importantissimo passo per l’economia sarda. Un passo che vale almeno 2 miliardi di euro. I suoi punti fermi sono: l’addio al carbone nel 2025; la presenza di nuova energia programmabile da 550 megawatt (che sarà a batterie e fatta da Enel); la realizzazione del Tyrrhenian link Sardegna-Sicilia-Campania; la costruzione di due terminali per navi gasiere a Porto Torres e a Portovesme, tre depositi costieri a Oristano e uno potenziale a Cagliari, e un sistema tariffario regolato sia per l’arrivo del gas in Sardegna, per il suo deposito, la sua rigassificazione e l’immissione nelle reti dei tre poli (Sassari, Portovesme e Cagliari). Il decreto infine accoglie la richiesta della Regione per una tariffa regolata nei bacini già in esercizio, o in quelli con lavori avviati adesso, dei 38 complessivi in cui è suddivisa l’isola.
Il resto è da costruire: non c’è uno specifico riferimento alle nuove generazioni di eolico (probabilmente si farà un solo mega-parco a mare nel sud Sardegna, rispetto ai cinque già presentati), e non si sa se verranno collegate con tariffe regolate anche le aree vicine a quelle interessate ai bacini.Il decreto potrebbe per assurdo essere superato, ma non cancellato, già nei prossimi mesi. La forte accelerata sul gas naturale liquefatto voluta dal governo per cercare di ridurre la dipendenza dal metano russo, fa emergere come strategici gli interventi infrastrutturali legati al Gnl. Se la Sardegna volesse potrebbe svolgere un ruolo anche superiore a quello oggi assegnato da questo decreto.
@gcentore
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