La lunga fila di mezzi militari russi incolonnati nelle strade ucraine rimarrà come una delle immagini iconiche di questa guerra. Il generale inverno è l’immagine del fallimento delle invasioni napoleoniche e naziste in Russia.
Guai a impantanarsi nelle enormi pianure durante il disgelo e subire i rigori dell’inverno. Può darsi che Putin non conosca il suo miglior alleato tanto da averlo ignorato e invaso un altro paese proprio quando le pianure ucraine si sono trasformate in un pantano dove i carri russi sprofondano senza scampo. Non restava allora che incolonnarsi nelle strade asfaltate ucraine dove però l’esercito analogico russo deve fare i conti con i guerriglieri digitali. Droni, missili supertecnologici, satelliti hanno trasformato l’avanzata russa in alcuni tratti in un tragico tiro al bersaglio. I vecchi carri russi, in gran parte T72 rimodernati, ossia carri progettati alla fine degli anni sessanta e che già nella guerra del golfo avevano dato pessima prova, sono praticamente indifesi quando attaccati dalle armi anticarro fornite dai paesi occidentali. I Javelin, i “tank killer”, missili anticarro portatili di cui sono dotate le truppe ucraine sono uno strumento tecnologico sofisticatissimo e micidiale, un vero “game changer”.
Secondo alcuni analisti militari questa guerra potrebbe segnare la fine delle truppe corazzate, almeno nella modalità di impiego che conosciamo ora. I Javelin sono in grado di sparare missili a stato solido da una distanza di alcune migliaia di metri in due diverse modalità, diretta e indiretta. Una volta che il sensore ha preso l’impronta termica del bersaglio, entrano in modalità spara e dimentica, per cui il missile è in grado di colpire con una precisione di oltre il 90%. In modalità indiretta il missile descrive un arco fino a raggiungere la verticale del bersaglio che colpisce scendendo dritto sulle torrette dei carri, la parte più vulnerabile, senza lasciare scampo.
I Javelin possono essere ricaricati in mezzo minuto e venendo utilizzati a distanza permettono ai soldati di rimanere al coperto e non essere individuati. Un’altra arma anticarro di questo tipo, con prestazioni simili, è il NLAW (Next Generation Light Anti-tank Weapon) un’arma anticarro leggera di nuova generazione di fabbricazione del Regno Unito, fornita anch’essa all’esercito ucraino. La guerra dei droni è un altro dei fronti di guerra tecnologica dove i due eserciti si fronteggiano, da una parte i droni turchi Bayraktar TB2 e dall’altra gli Orion russi.
I droni turchi sono stati, almeno finora, molto efficaci nell’attaccare dall’alto i mezzi russi e hanno svolto un ruolo importante nel rallentarne l’avanzata.
Nella guerra quasi lampo nel dicembre del 2020 tra Armenia e Azerbaijan per il controllo del Nagorno-Karabakh sono stati i droni turchi a fare la differenza, distruggendo in breve tempo le forze corazzate armene equipaggiate con carri e materiale russo. L’Ucraina deve aver studiato bene la lezione e si è dotata di una flotta di droni turchi anticarro che ha adoperato con successo. Il controllo dello spazio aereo è un altro elemento fondamentale, il Regno Unito dovrebbe a breve fornire all’esercito ucraino il sistema portatile Strastreak in grado di lanciare missili ultraveloci che viaggiano a oltre mach 3, tre volte la velocità del suono e sono difficilissimi da evitare. A questi si aggiungono i missili antiaerei portatili Stinger, molto efficaci e di facile utilizzo.
L’esercito ucraino viene ora continuamente rifornito di nuovi e avanzati armamenti mentre dall’altra parte quello russo potrebbe trovarsi a corto di rifornimenti. Nel frattempo le bombe e i missili non intelligenti distruggono città e uccidono civili. Non saranno le tecnologie a salvarci mentre gli arsenali nucleari ci fanno ricordare il monito di Einstein: “Non ho idea di quali armi serviranno per combattere la terza Guerra Mondiale, ma la quarta sarà combattuta coi bastoni e con le pietre”.
Fonte notizia: La Nuova Sardegna > Homepage
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