C’è un’aria decisamente nuova al museo Man da due mesi a questa parte, merito della fine delle restrizioni legate alla pandemia che tanto peso hanno avuto nell’accesso al museo e nella programmazione della sua attività, ma merito soprattutto della neo direttrice Chiara Gatti. Storica e critica dell’arte, firma autorevole delle pagine culturali di Repubblica e del supplemento Il Venerdì con cui collabora da oltre vent’anni, Gatti arriva a Nuoro dopo aver già curato in passato due mostre durante la direzione di Lorenzo Giusti. Laurea in storia dell’arte alla Cattolica di Milano, master in management della cultura alla Bocconi e diploma di perfezionamento in museografia al Politecnico di Torino, guida il museo di Nuoro dopo averne sostanzialmente inventato uno, anni fa, Palazzo Verbania, nel lago Maggiore, in un comune della provincia di Varese dove ancora risiede attualmente.
Che situazione ha trovato al suo arrivo al Man?
«Ho trovato, anzi ritrovato perché l’avevo già conosciuto, un staff molto competente, a tutti i livelli. A maggio inoltre la Provincia bandirà un concorso per un posto di conservatore e l’organico sarà ulteriormente arricchito. Mostre a parte, proseguiremo ancora con i laboratori, con un progetto estivo extrascolastico, una sorta di ludoteca aperta alcuni giorni alla settimana di cui potranno usufruire i visitatori o chiunque avrà voglia di iscrivere i propri figli. La mostra in programma dall’8 luglio, Sensorama, sarà il banco di prova per questa nuova attività. In futuro ci piacerebbe dare vita a laboratori anche per adulti e corsi di storia dell’arte».
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Può anticipare i contenuti della mostra dell’estate?
«Sensorama è un progetto originale del museo, curato da me e Tiziana Cipelletti. Si sviluppa per tutti i piani e le sale del museo, scale comprese, così da dare vita a una sorta di scatola magica, un museo delle illusioni, per indagare tramite le opere d’arte il rapporto tra visione e percezione. Un’esperienza sensoriale per la quale ci siamo avvalsi della collaborazione del professor Baingio Pinna dell’università di Sassari, esperto di percezione visiva. L’allestimento è del designer Denis Santachiara. La mostra si apre con una sorta di palestra all’ingresso dove lo sguardo si allena, per poi di piano in piano e di opera in opera proseguire verso altre esperienze legate al concetto di illusione. Per esempio, più avanti un cartoon sulla caverna di Platone con la voce narrante di Orson Welles, e a seguire filmati sperimentali di Marcel Duchamp, Man Ray e Hans Richter, ancora la cinematografia fantastica di George Méliès. Poi dipinti di Magritte e De Chirico, solo per citare gli artisti più noti al grande pubblico, e installazioni di videoartisti contemporanei tra i quali spicca Peter Miller».
L’altra mostra evento dell’anno è dedicata alla genesi del Guernica, l’opera di Picasso forse più nota.
«Un’opera drammaticamente attuale, visto il conflitto in Ucraina, un’icona assoluta del potere distruttivo delle guerre. La scelta di dedicarle una mostra non è affatto casuale, anzi è legata alla mia idea di museo, non avulso dalla realtà ma partecipe dei mutamenti sociali. Anche la nostra facciata nei giorni scorsi era illuminata con i colori della bandiera ucraina. Curata da Michele Tavola, la mostra vuole raccontare la nascita tormentata di questo dipinto ispirato al bombardamento dell’omonima città basca nel 1937. Dopo la guerra, da Parigi fu portata a New York: Picasso non voleva che facesse rientro in Europa con il dittatore spagnolo Franco ancora in vita. Ma aprì una finestra, per così dire, nel 1953, consentendo la sua esposizione a Milano, nella sala della Cariatidi di Palazzo Reale dove erano ancora evidenti i segni dei bombardamenti della seconda guerra mondiale. Ecco, noi vogliamo rievocare quella mostra, esponendo anche i bozzetti preparatori e il foto racconto della genesi dell’opera attraverso gli scatti di Dora Maar, allora compagna dell’artista. In arrivo dal museo Reina Sofia di Madrid ci saranno anche le incisioni che Picasso dedicò al Caudillo e alla sua figura grottesca».
Quale sarà invece il rapporto del museo con gli artisti della scena contemporanea sarda?
«Promuoveremo per il 2023 una residenza di un mese per tre artisti under 40, ancora da selezionare, nel Monte Verità ad Ascona, nella Canton Ticino, un luogo fortemente legato al pensiero libero e alle avanguardie artistiche di inizio Novecento, e ancora oggi al centro della scena culturale internazionale».
Passiamo alle note dolenti. La nuova sede del museo in piazza Satta è ancora un mero proposito.
«Come sa è la Provincia che si occupa dell’allestimento della nuova sede del museo, ritardato da contenziosi tra le imprese chiamate a realizzarla, mi dicono ora finalmente risolti. Mi è stato detto che i lavori partiranno entro brevissimo tempo. È l’augurio di tutti».
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