NUORO. Comparirà davanti alla Corte d’Assise il prossimo 3 ottobre per rispondere dell’accusa di omicidio aggravato dalla crudeltà. Ieri mattina il giudice per le udienze preliminari del tribunale di Nuoro, Giacomo Ferrando, accogliendo la richiesta del pubblico ministero Andrea Ghironi e dei legali di parte civile, gli avvocati Giuseppe Mocci e Gianfranco Flore, ha rinviato a giudizio Gian Michele Giobbe, il 40enne di Orotelli, accusato di aver ucciso a colpi di spranga lo zio di 72 anni, Esperino Giobbe, trovato morto nella sua azienda agricola il 17 ottobre 2020. I difensori dell’imputato, gli avvocati Lorenzo Soro e Mario Pittalis, hanno chiesto al giudice il rito abbreviato condizionato e presentato istanza di revoca o di sostituzione della misura cautelare per l’imputato, rinchiuso a Badu’e Carros dallo scorso mese di giugno. Il giudice, però, su questo punto si è riservato. Resta indagato anche un altro nipote della vittima, Gian Mario Giobbe.
L’accusa Un quadro indiziario grave, secondo la pubblica accusa, quello raccolto a carico dell’imputato accusato di omicidio, di cui è stato individuato il movente, e ricostruita la modalità dell’agguato, confermata sia dal medico legale, sia dai tecnici del Ris di Roma, incaricati di eseguire l’esame dei luoghi. Ad appesantire la posizione dell’allevatore, una traccia di sangue riconducibile al dna della vittima, rinvenuta su uno degli scarponi sottoposti al “luminol”, e successivamente consegnati al Ris di Cagliari per accertamenti biomolecolari. Gocce ematiche che sarebbero finite sulla tomaia dello stivale del 40enne, per gocciolamento e non per sfregamento. Sangue dell’allevatore ucciso era stato “repertato” anche sui muri dell’azienda, in località Su Filighe, e su una spranga di ferro, probabile arma del delitto. Nessuna traccia, invece era stata trovata sul toro che all’inizio, si pensava avesse caricato l’allevatore colpendolo con le corna.
Le indagini Esperino Giobbe era stato trovato morto nella sua azienda agricola a poca distanza dagli animali che allevava. E se in un primo momento, infatti, si era pensato a un incidente sul lavoro, dall’attento esame dei luoghi, e dalle ferite che la vittima aveva sul capo e in diverse parti del corpo, si era iniziato a ipotizzare che la morte potesse non essere riconducibile solo a un fatto accidentale, ma anche a un’azione violenta e voluta. Dall’esame autoptico era emerso che il 72enne era stato ucciso con almeno 15 colpi, inferti con un oggetto contundente. I carabinieri della compagnia di Ottana avevano assunto sommarie informazioni dai parenti della vittima, e avevano focalizzato la loro attenzione sulla cerchia dei familiari con cui era in corso un contenzioso sull’utilizzo di alcuni terreni nelle campagne di Sa Serra. In particolare i sospetti si erano concentrati su Gian Michele Giobbe che era stata l’ultima persona, quel giorno, ad essere stata vista con lo zio. Nel corso di una perquisizione nell’abitazione del 40enne erano stati sequestrati capi di abbigliamento e gli stivaletti che lo stesso indossava la mattina del delitto. Era stato disposto l’incidente probatorio. Gli specialisti del Ris di Cagliari erano stati incaricati dal gip Claudio Cozzella di svolgere accertamenti irripetibili e indagini genetiche sulle tracce rilevate sui capi di abbigliamento sequestrati, nonché esami biologici e dattiloscopici sui materiali prelevati all’interno dell’azienda agricola durante il sopralluogo. I difensori di Giobbe avevano nominato come consulente di parte Stefano Gessa.
Il processo per l’omicidio dell’anziano allevatore di Orotelli, che si aprirà in autunno davanti alla Corte d’Assise, ruoterà molto sulle tracce di dna che hanno “illinato” l’indagine. Su queste e su altri elementi, si giocherà l’importante battaglia giudiziaria tra accusa e difesa.
Fonte notizia: La Nuova Sardegna > Homepage
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