INVIATO A GENOVA. Il Cagliari è ricascato nel “vizietto” che fa da comune denominatore di questa sua stagione: perdere punti con le squadre di bassa classifica. Le tre formazioni che ancora stanno dietro i rossoblù e cioè Genoa, Salernitana e Venezia, hanno lasciato al Cagliari sinora la miseria di due punti su 4 incontri disputati. Il Genoa ha vinto entrambe le sfide, mentre le altre due hanno pareggiato al 90’ a Cagliari. La classifica piange anche e soprattutto per questo. L’ultimo regalo, quello di domenica è stato davvero un autentico suicidio calcistico.

Niente giustificazioni. Ma l’errore più grande ora sarebbe quello di voltarsi indietro e cercare scuse alla ricerca dei punti perduti. C’è il rischio biblico di restare di sale e farsi sfuggire il bene prezioso della serie A inseguendo rimpianti e lasciandosi andare allo sconforto. Niente distrazioni, insomma. Il futuro del Cagliari è adesso. E lì i giocatori e Mazzarri devono guardare. Quattro partite, un calendario duro ma ancora un vantaggio da gestire. Come dire: il destino è nelle mani dei rossoblù. Guai dimenticarselo.

Cammino schizofrenico. Il tecnico purtroppo, per giustificare i passi falsi, come appunto l’ultimo di Genova, indulge nella litania delle occasioni perse in campionato. Snocciolando i perché e le circostanze dei punti non fatti nel girone d’andata, delle partite giocate bene ma perse, delle vittorie sfiorate. Sbagliato. Se il Cagliari è in questa situazione deve solo recitare il mea culpa. Il calcio non è fatto di se, ma di punti fatti. L’andamento schizofrenico del torneo rossoblù è lì a raccontare che razza di stagione contraddittoria ha avuto questa squadra. 10 punti nelle prime 18 giornate, poi 15 nelle successive 8, una media che avrebbe garantito la salvezza in carrozza. Infine 3 punti nelle ultime 7 gare, grazie al successo contro il Sassuolo, unico lampo in mezzo a ben sei sconfitte. La rotta va invertita a cominciare da sabato contro il Verona. Vincere e aspettare che i risultati delle altre siano favorevoli, vincere comunque anche per respirare un po’ prima di tuffarsi nel rush finale: trasferta incandescente a Salerno, Inter lanciata verso lo scudetto alla penultima all’Unipol Domus, e chiusura sul terreno del Venezia, forse retrocesso a quel punto.

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La lezione di Marassi. Genova, insomma, deve servire davvero da lezione. Dura quanto si vuole, ma occorre non lasciarla passare a cuor leggero. Ricordare insomma, che in campo il Cagliari aveva dimostrato di essere nettamente più squadra. Che il Genoa ha vinto perché ci ha creduto sino alla fine, mostrando una faccia brutta, sporca e cattiva e un gioco davvero deprimente. Il Grifone ha agguantato il successo con la forza della disperazione, aggrappandosi a tutto per ottenere il suo scopo mentre il Cagliari si baloccava nell’illusione di aver ormai preso il punto che serviva.

Rosa al completo. La speranza arriva dalla rosa che sta recuperando man mano tutti gli infortunati. E calciatori dello spessore di Rog, Ceppitelli, Nandez, addirittura di Strootman, possono rendere più solida la squadra e restituirle quell’anima, quello spirito che è mancato in tante occasioni. Grinta, coraggio e voglia di tirarsi fuori da questa situazione, sono le armi da mettere in campo. Solo così il vantaggio piccolo ma che ancora c’è in classifica, potrà essere mantenuto sino alla fine del torneo.

 

Fonte notizia: La Nuova Sardegna > Archivio

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