TORINO. Hanno vinto per se stessi, ma soprattutto per il loro Paese. I Kalush, con il brano Stefania, sono riusciti in un doppio intento: trionfare all’ Eurovision Song Contest (spinti dal televoto che li ha portati dal quarto posto delle giurie fino in vetta) e tenere alta l’attenzione sul loro Paese. Davanti ai 200 milioni di spettatori, quelli che porta in dote la finale dell’ Eurovision Song Contest, la band ucraina – data per favorita alla vigilia – ha fatto sentire la voce di una nazione martoriata.
«Questa vittoria è per tutti gli ucraini. Slava Ukraini!», ha urlato il cantante Oleh Psjuk subito dopo l’annuncio della vittoria. «Per favore aiutate l’ Ucraina e Mariupol, aiutate Azovstal, ora», aveva detto alla fine dell’esibizione – accolta dall’ovazione del pubblico -, rischiando anche la squalifica dato che il regolamento della manifestazione non accetta messaggi politici sul palco.
Poco prima dell’inizio della lunga serata anche il presidente Volodymyr Zelensky, in un videomessaggio su Telegram, aveva invitato l’Europa a votare per l’ Ucraina. «Molto presto nella finale dell’ Eurovision, il continente e il mondo intero ascolteranno le parole della nostra terra. Credo che, alla fine, questa parola sarà »Vittoria«! Sosteniamo i nostri connazionali, sosteniamo l’ Ucraina!», è stato l’invito del presidente.
E alla fine l’ Eurovision, pur professandosi una manifestazione non politica – come è stato più volte sottolineato in questi giorni anche dai tre padroni di casa Laura Pausini, Mika, Alessandro Cattelan – si fa portatrice di valori positivi. La pace, in qualche modo, è diventato il leit motiv della settimana, declinato in vari modi. Da Mika e Pausini che giovedì hanno duettato su Fragile e People Have the Power ai Rockin’ 1000 che stasera hanno aperto la finale da piazza San Carlo con Give Peace a Chance di John Lennon.
Per gli annali, al secondo posto la Gran Bretagna, terza la Spagna alla fine di una serata che ha divertito, emozionato, fatto ballare. Che all’atteso momento delle votazioni (gestite da Mika e Alessandro Cattelan, con Laura Pausini che li ha raggiunti successivamente a causa di un calo di pressione) ha diviso e unito, anche con l’ormai tradizionale sgambetto di San Marino all’Italia con soli 3 punti concessi a Mahmood e Blanco, che non vanno oltre il sesto posto (sono solo settimi per le giurie).
La serata è stata animata anche dalla scossa data al Pala Olimpico dai Maneskin, che vinsero l’ Eurovision Song Contest l’anno scorso a Rotterdam riportando così la manifestazione in Italia. La band romana ha presentato per la prima volta dal vivo il nuovo singolo Supermodel e un accenno di If I can dream, brano della colonna sonora del biopic Elvis, sulla vita dell’icona musicale che sarà presentato fuori concorso a Cannes. Damiano – visibilmente zoppicante per una storta presa due giorni fa a Londra durante le riprese del videoclip di Supermodel – ha poi scherzato invitando gli artisti in gara a divertirsi e a «non avvicinarsi al tavolo», facendo riferimento alla polemica che lo travolse proprio la sera della finale di un anno fa quando fu accusato di aver sniffato cocaina.
L’ESC ha voluto anche un’altra vincitrice italiana sul palco (con tanto di standing ovation): Gigliola Cinquetti con Non ho l’età che trionfò nel 1964 in quello che all’epoca si chiamava Eurofestival. Quasi 60 anni dopo continua a essere un’eterna ragazza senza età. Ricordato anche Domenico Modugno, con la voce di Laura Pausini che ha intonato a cappella Nel Blu dipinto di Blu, che l’artista portò alla manifestazione europea nel 1958. Mika ha fatto ballare il palazzetto con un medley dei suoi successi e bandiere con il cuore sventolanti, Laura Pausini ha ripercorso la sua carriera in cinque brani. L’ Eurovision saluta e dà appuntamento tra un anno: la speranza è che si possa tenere in Ucraina. (ANSA).
Fonte notizia: La Nuova Sardegna > Homepage
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