SASSARI. E così si riparte da Savona, dove tutto è cominciato, esattamente un anno fa. Lorenzo Patta mercoledì fa il suo debutto stagionale all’aperto sui 100 metri al Memorial Ottolia di Savona. Sulla stessa pista di Fontanassa dove l’anno scorso (era il 13 maggio) decollò con 10’’13, il suo personale. Un tempo super che gli spalancò le porte delle Olimpiadi a soli 21 anni e gli regalò la staffetta d’oro. Lorenzo era uno dei Fantastici Quattro: Patta-Jacobs-Desalu-Tortu. Nove mesi fa, pare passata un’eternità.
Lorenzo, è ora di tornare a correre. Mercoledì a Savona ai blocchi sui 100 metri ci saranno anche Jacobs e Desalu, da compagni a rivali. Pronto per la sfida?
«Prontissimo, mi è mancata la pista e l’adrenalina della gara. Dopo Tokyo, con Jacobs, Tortu e Desalu ci siamo rivisti a marzo, a Roma, per il raduno della Nazionale, é stato bello ritrovarci. Ma a Savona saremo uno contro l’altro: non farò sconti a nessuno dei due ».
Obiettivi per questa stagione?
«Per la mia carriera il 2022 è l’anno più importante, avrò tutti gli occhi addosso. Gli obiettivi? Qualificarmi sui 100 e i 200 metri ai Mondiali di Eugene, a luglio, e poi vincere ancora la staffetta. Sarà dura. La gara di Savona sarà importante per ritrovare le sensazioni, la fluidità della corsa».
Sui 200 Tortu si è già qualificato per i Mondiali: 20’’11 il suo nuovo record personale.
«Ad Eugene ci sarò anch’io, promesso. Mi sono sempre divertito col mezzo giro di pista, mi esprimo meglio in curva. Con coach Garau abbiamo lavorato molto bene in questi mesi. L’ultima volta che ho fatto i 200 metri è stato ai Mondiali Junior nel 2018: 21’’08 il mio personale. Poi tra infortuni e pandemia non ho più avuto l’occasione di riprovare. Ora non vedo l’ora di mettermi alla prova, voglio scendere sotto i 20’’. Tortu è avvisato».
Lei è già qualificato per la 4×100. Squadra che vince non si cambia?
«Non è scontato che la formazione che correrà ai Mondiali negli Stati Uniti e agli Europei, a Monaco, sia la stessa di Tokyo. Sarà il tecnico della Nazionale Filippo Di Mulo a decidere chi schierare e come schierare. Correranno i quattro più veloci, ma conterà anche il cambio. Ovviamente farò di tutto per far parte ancora dei Fantastici Quattro, sembra quasi una formazione di calcio».
Ecco il calcio, lei arriva da quel mondo, giocava con La Palma-Monte Urpinu. Com’è finito a Tokyo?
«È nato tutto a scuola, a Oristano. Ero andato bene ai giochi studenteschi e il mio insegnante di educazione fisica del liceo scientifico Mariano IV, Marco Meletti, mi ha segnalato al mio tecnico Francesco Garau. In pratica mi hanno costretto a provare, io ero scettico. È stata dura lasciare il calcio, la mia passione. All’inizio giocavo a calcio fino a maggio, poi l’ atletica d’ estate. Quando sono arrivate le prime vittorie nel campionato allievi ho dovuto scegliere. Ma il calcio lo seguo sempre. Sono un grande tifoso della Roma (il suo idolo supremo è Falcao), ma seguo anche il Cagliari, spero che resti in Serie A».
Un campione olimpico che decide di restare a vivere in Sardegna, a Oristano, a casa sua.
«A casa con i miei genitori sto benissimo e poi non avrei mai lasciato il mio coach, di lui mi fido ciecamente. L’unico cruccio è la pista , i lavori sono in ritardo e se tutto andrà bene non sarà a disposizione prima di luglio. Ci resta il campo di Marrubiu ma le condizioni non sono ottimali».
Lei fisicamente è lontano anni luce dai corpi muscolosi dei velocisti americani come Kerley, più simili a Jacobs.
«Garau mi dice che devo stare leggero se voglio andare lontano, massimo 60 chili (è alto 1,73). A Tokyo sulla pista quei titani mi hanno fatto paura, ma è stato solo un attimo. Il metodo di allenamento di Garau? Sei allenamenti a settimana, di 2/3 ore ciascuno, più un po’ di lavoro in palestra, con pochissimi pesi, niente di eccezionale. La domenica riposo».
Com’è cambiata la sua vita dopo l’oro di Tokyo?
«È rimasta la stessa. Ho solo una medaglia olimpica, che custodisco gelosamente in un cassetto chiuso a tripla mandata, visto quello che è successo a Tortu (i ladri sono entrati in casa di Filippo per rubarla ma lui l’aveva depositata in banca, ndr). E ho un Audi TT nuova di zecca, l’unico sfizio che mi sono tolto col premio del Coni. Il resto è sul mio conto corrente. Anche la fidanzata è rimasta la stessa, Mara forever».
Fonte notizia: La Nuova Sardegna > Archivio
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