SASSARI. «È dal 2019 che attendiamo che la Regione aggiorni il prezzario delle opere edili. Ora scopriamo che questo documento fondamentale verrà approvato in una maniera che riteniamo totalmente frettolosa e incongruente, e con enorme rischio per le imprese di “saltare in aria”».
C’è grande agitazione tra gli imprenditori edili isolani, che all’indomani del decreto aiuti, sono in attesa della boccata d’ossigeno rappresentata dal 20% di bonus a beneficio delle imprese messo sul piatto dal governo per ammortizzare il caro-materiali. «Questo 20% è legato ai prezzari di ciascuna regione. Ed è qui che casca l’asino», spiega Pierpaolo Tilocca, presidente regionale di Ance, l’associazione nazionale costruttori edili.
«Il ragionamento è semplice ma è necessario fare un passo indietro: i prezzari per legge andrebbero aggiornati ogni anni – dice Tilocca –, invece quello della nostra regione è fermo al 2019. Tra l’altro, nei fatti le cifre sono legate all’anno precedente, perché nel 2019 è stato fatto solo un aggiustamento tecnico. Insomma da allora non c’è mai stato un aggiornamento. Ora accade che il governo chieda alle regioni di aggiornare i tabellari entro il 31 luglio, e in Sardegna l’assessorato ai Lavori Pubblici sia stato colto da improvvisa smania di produrre il documento. Le anticipazioni le abbiamo già, e porterebbero il settore al disastro. Ho avuto interlocuzioni informali con Cna e Confapi costruzioni, e anche loro sono dello stesso avviso».
Il problema principale sarebbe il rischio di trovare il valore di alcune voci addirittura ridotto rispetto all’aggiornamento del prezzario nazionale, che verrebbe imposto nelle regioni non al passo con il nuovo documento. Secondo il rappresentate di Ance Sardegna, la soluzione sarebbe andare a una nuova concertazione. «Il 31 luglio è vicino ma non vicinissimo – insiste Tilocca –, insomma ci sarebbe tutto il tempo per fare questo lavoro in maniera ponderata e non affrettata. Il prezzario è uno strumento fondamentale per determinare le programmazioni finanziare all’intern della regione. Dal fine 2020 a oggi il costo di tutte le materie prime è schizzato alle stelle e questo è un fatto certificato. Le imprese oggi non sono più in grado di anticipare extra costi per andare avanti. Lo stato, con l’obiettivo di portare a termine le opere iniziate o appaltate, ha emanato una settimana fa il decreto aiuti, mettendo sul piatto 11 miliardi per i prossimi tre anni. Sono soldi che andranno nel cassetto egli enti locali, tra l’altro con una procedura a sportello, estremamente più agile del solito, con l’obiettivo di riequilibrare ciò che le imprese hanno perso per strada a causa dell’aumento di prezzo delle materie prime. Questo, come detto, nella misura del 20 per cento calcolato sui prezzari aggiornati. Faccio un solo esempio: il prezzo del bitume è passato da 320 a 838 euro a tonnellata».
Mentre lo Stato ha cambiato paradigma con l’obiettivo di non far fermare i lavori e dare ossigeno alle imprese, in Sardegna le cose potrebbero invece complicarsi. Questa è la convinzione dell’Ance. «La Regione sta per partorire uno strumento che non solo non aiuterà le imprese a terminare i lavoro – sostiene Pierpaolo Tilocca – ma addirittura le condannerà a restituire certe somme in sede di conguaglio. Con questo corto circuito si profila un vero e proprio disastro e questo non possiamo accettarlo. Non vogliamo entrare all’interno delle dinamiche politiche che stanno portando a questa decisione, ma dopo tre anni di attesa ci sentiamo presi in giro».
«Chiediamo che la Regione e l’assessorato ai Lavori pubblici si fermino e vengano a confrontarsi con le associazioni di categoria. Ripeto, c’è tutto il tempo per poter approvare un documento che sia coerente con le dinamiche che si sono innescate in questi anni così particolari e difficili. Una scelta frettolosa ucciderebbe le imprese della Sardegna e metterebbe una pietra tombale sul sistema produttivo della nostra isola».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Fonte notizia: La Nuova Sardegna > Homepage
URL originale: Read More