SASSARI. Se sarà un vantaggio o un danno per la Sardegna lo si capirà soltanto più avanti. Per ora l’accordo di Budapest, sancito all’Accademia delle scienze, segna un passo importante compiuto dalla comunità scientifica internazionale verso la realizzazione dell’Einstein telescope. Se poi questa struttura, che molto paragonano – per importanza – al Cern di Ginevra, sarà costruita in Sardegna o al confine tra Paesi Bassi e Germania, al momento nessuno può dirlo.

«Eravamo una comunità scientifica, oggi siamo una collaborazione scientifica, ossia un sistema strutturato e organizzato che lavora seguendo regole condivise per il raggiungimento del comune obiettivo: la realizzazione di Einstein Telescope, una grande infrastruttura di ricerca europea che ci porterà al centro della scienza mondiale e ci consentirà di mantenere la leadership scientifica e tecnologica in questo promettente settore di ricerca della fisica fondamentale»: parole di Michele Punturo, ricercatore dell’Istituto nazionale di fisica nucleare che è stato fino ad ora alla guida della comunità di Einstein telescope e ricoprirà il ruolo di portavoce della collaborazione.

Dalla grande assise di Budapest, a cui ha partecipato (in presenza e da remoto) un esercito di 438 scienziati provenienti da 28 paesi, è venuta fuori una certezza che è una conferma: «Sono due i luoghi candidati ad ospitare il telescopio Einstein: la regione circostante la miniera di Sos Enattos in Sardegna e l’Euroregione Mosa-Reno tra Paesi-Bassi, Belgio e Germania».

La Sardegna, quindi è pienamente in corsa. La direzione del progetto è stata suddivisa in un modo che rispetta le aspirazioni dei territori che sono in corsa per ospitare la struttura: al timone ci saranno quini un olandese, Jo van den Brand di Nikhef, e un italiano, Fernando Ferroni, professore e direttore dell’Area di Fisica del Gran Sasso science institute, associato Infn.

È stata costituita un’unità di ricerca composta da 21 scienziati, che si dovrà occupare della progettazione e dello sviluppo della parte strumentale, all’analisi dei dati e all’astronomia multimessaggero. L’unità sarà coordinata da Jan Harms, professore del Gran Sasso science institute.

Decisamente entusiasta Marica Branchesi, professoressa del Gran Sasso scienze institute, associata Infn e presidente del Consiglio scientifico dell’Istituto nazionale di astrofisica che risponde al telefono da Berlino dove si trova per una serie di giornate di studio: «È un passo molto importante che coinvolge 1.200 persone della comunità scientifica. È una collaborazione che inizia. L’Einstein telescope è uno strumento che ci permetterà di osservare tutto l’universo. Con gli attuali strumenti siamo in grado di vedere l’universo vicino. Con Et potremo vedere l’inizio dell’universo. Et ci consentirà di risalire, attraverso le onde gravitazionali, fino alle prime strutture dell’universo. E la Sardegna potrebbe essere al centro di tutto questo».

La collaborazione scientifica avrà voce in capitolo nella scelta del sito: «Lavoriamo tutti insieme, quello di Budapest è l’inizio ufficiale della collaborazione. Ci saranno dei gruppi di lavoro che si occuperanno delle osservazioni al sito. Di certo la valutazione finale sarà fatta solo sulla base di criteri scientifici».

L’intesa all’interno della comunità scientifica è anche un segnale di unità importante in momenti come questi: «Fa vedere – continua Marica Branchesi – come l’Europa sta diventando molto importante. La Sardegna ha un’opportunità incredibile per il futuro astrofisica. Ma l’Einstein Telescope avrebbe un mpatto fortissimo sull’Italia sia per gli aspetti della conoscenza che per risvolti economici, per i posti di lavoro, per le infrastrutture».

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Fonte notizia: La Nuova Sardegna > Homepage

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