ALGHERO. Novantatré anni a luglio e quasi settanta trascorsi nel suo bar-ristorante. Edda Sbisà è la vera memoria storica di Fertilia. Donna d’altri tempi, con un carattere forte, forgiato dalle esperienze di vita, ma allo stesso tempo generosa e di grande simpatia. Quando arrivò nella borgata giuliana era una ragazza. La sua famiglia, come tante altre, scappava da quelle terre che, con il trattato di Parigi del 1947, erano state annesse all’ex Jugoslavia. La promessa di una casa e di una vita “nuova”. A Fertilia, una sorta di piccola Istria, si respira ancora oggi l’aria di quell’esodo e lo si respira anche attraverso i racconti di Edda Sbisà, ma anche attraverso il suo locale che il prossimo anno compirà settanta anni. Da qualche anno è gestito dalle tre figlie: Lorena, Betty e Barbara, alle quali ha trasmesso l’amore per il lavoro e per la famiglia.Una vita vissuta in gran parte con il marito Gianni Calebotta, scomparso nel 2003. Anche lui esule, ma di Zara, aveva conosciuto Edda proprio a Fertilia. Ancora oggi signora Edda va al locale e verifica che tutto sia in ordine. Difficilmente le sfugge qualcosa. Sino a pochi anni fa stava dietro il bancone a servire i clienti, sempre in ordine, con il suo immancabile camice che era la sua divisa da lavoro.
«Furono mio nonno Toni e mia nonna Ucci ad avere l’idea di aprire un bar ristorante a Fertilia, dove all’epoca non c’era niente – racconta Lorena, la più grande delle figlie di Edda -, mio nonno all’epoca era comandante di Marina e mandava i soldi che servivano per le esigenze quotidiane, ma anche per realizzare il bar. Quel bar che avrebbe tenuto unita l’intera famiglia. E ha avuto ragione perché da allora tutta la nostra famiglia ci ha lavorato. Mia madre che aveva già avuto un’esperienza lavorativa in un bar di Venezia e mio zio Enrico, fratello di mamma, aveva fatto il pasticcere nella famosa azienda Colussi. Il primo nome che mio nonno scelse – prosegue Lorena – fu Bar Italia, una sorta di atto d’amore nei confronti della nostra patria».
Per tutti gli abitanti di Fertilia il Bar da Sbisà è sempre stato un punto di ritrovo per un caffè, una chiacchierata tra amici, una partita a carte o a biliardo o anche per ascoltare la musica del momento. Il locale aveva uno dei juke-box più grandi in commercio e, per ravvivare le giornate, aveva persino fatto installare delle casse acustiche sotto i portici, all’ingresso del locale. Così come era famoso lo spritz di Edda e quando le chiedevano una “raffica”, lei metteva sul bancone dieci bicchieri di spritz. Ancora oggi, andare da Sbisà è come fare un salto nel tempo anche attraverso la cucina, quella genuina, come fatta in casa. E anche nel menù, da Sbisà, dove Lorena è la cuoca, c’è sempre posto per la cucina istriana. Ogni mercoledì c’è la cena tipica istriana con antipasti come, ad esempio, le sardine in savòr e il baccalà in bianco, gli spaghetti alla bùsara, frittura di pesce fresco con contorno che può essere il cavolo tagliato sottile oppure patate rosse. Infine chiusura con il dolce istriano come la palacinke che sono una sorta di crepes con marmellata di pomodoro verde, oppure gnocchi ripieni di susine. Dunque anche domani sera, come ogni mercoledì, si ripeterà l’appuntamento con la cucina istriana e signora Edda Sbisà sarà li a dare consigli e a controllare che tutto vada bene, sapendo di avere la garanzia di Lorena ai fornelli, Betty e Barbara al bancone del bar e all’accoglienza dei clienti con il loro immancabile sorriso.
Fonte notizia: La Nuova Sardegna > Homepage
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