SASSARI. Impossibile, ogni 26 giugno, non pensare alla sera del PalaBigi che incoronò il Banco campione chiudendo un “triplete” italiano che di diritto inserisce quella squadra tra le più forti di sempre della Serie A di basket. Sono passati sette anni ma il ricordo di quel 73-75 è sempre vivo e al pensiero batte forte il cuore di tutti i tifosi della Dinamo.
Duri a morire. Quel gruppo allenato da Meo Sacchetti aveva una caratteristica: non voleva perdere. Equilibri precari per via del carattere turbolento di alcuni stranieri, talento cristallino, poca continuità di prestazioni e risultati. Ma nelle finali tirava fuori un istinto da killer da spavento. Prima la Supercoppa al PalaSerradimigni contro Milano, poi la Coppa Italia a Desio sempre contro Milano. In regular season solo un quinto posto e la sensazione che, comunque, sarebbe stato l’ultimo ballo di quel gruppo non semplicissimo da gestire.
I palloni li giocavano quasi tutti gli esterni Jerome Dyson, David Logan e Rakeem Sanders, in più dalla panchina usciva uno come Edgar Sosa che con la palla in mano un tiro se lo negava difficilmente; sotto canestro per Shane Lawal c’erano solo le briciole nonostante dominasse l’area pitturata, anche il “collante” Jeff Brooks doveva accontentarsi di quel che passava il convento così come il loro cambio Kenny Kadji. E poi un gruppo italiano eccezionale, capace di adattarsi a tutto perché aveva capito che quello, comunque, era il modo giusto per vincere: il capitano Manuel Vanuzzo, Brian Sacchetti, Jack Devecchi, Matteo Formenti, Massimo Chessa.
Percorso accidentato. La costante di quei playoff, giocati tutti col fattore campo contrario, fu quella di vedere la Dinamo sempre a un passo dall’eliminazione. A cominciare dai quarti di finale contro Trento, che aveva spazzolato due volte i biancoblù nella regular season. Lo fa anche in gara 1, ma in gara 2 succede qualcosa che cambierà il corso dei playoff: Formenti ferma l’Mvp del campionato Tony Mitchell,la Dinamo fa il blitz e completa l’opera nelle due gare sassaresi. Vince anche gara 1 al Forum di Milano e le due partite in casa, 3-1, l’Armani però si riprende, vince gara 5 in casa e zittisce il PalaSerradimigni in gara 6. Gara 7 è una roulette russa, a pochi secondi dalla fine Milano è avanti di 3, Dyson va in lunetta, segna il primo libero, sbaglia il secondo e Sanders firma il pareggio, poi Logan azzanna il supplementare.
Finale epica. La finale contro Reggio Emilia è un inseguimento continuo. Reggio vince le prime due gare, la Dinamo si riprende anche se in gara 4 va a un passo dal ko e si salva all’overtime. In gara 5 un inusuale 2/25 da tre punti dei biancoblù premia Reggio 71-67. Gara 6 è da tregenda, Reggio per due volte tira per vincere lo scudetto e sbaglia, la Dinamo esce viva dopo tre overtime. Gara 7 sembra tutta di Reggio che chiude il primo quarto avanti 21-7 me nei minuti finali Sanders, Logan e Dyson portano avanti il Banco. L’ultimo tiro è per il grande ex Drake Diener, una preghiera che sorvola il ferro e consegna lo scudetto alla Dinamo.
Fonte notizia: La Nuova Sardegna > Archivio
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