Lo striscione rossoblù, con la scritta “Cagliari-Campioni d’Italia 1969/70”, è sempre lì. In alto, a sovrastare quello che per diciassette anni è stato l’angolo del re del calcio. Poco distante il busto in bronzo di Nenè. Il tavolo “riservato” e la sedia in stile campidanese completano lo scenario. Ma si intuisce che di recente qualcosa è cambiata. Il ristorante Stella Marina di Montecristo, tempio laico e inaccessibile del campione. Gigi Riva e un luogo che ancora oggi è meta di un pellegrinaggio silenzioso e laico. Giacomo Deiana è stato l’oste, attento esecutore dei desideri, tutto sommato modesti, di Rombo di Tuono.
«Due fettine di prosciutto di Villagrande, gli spaghettini alle arselle e le trigliette di scoglio fritte. Acqua leggermente frizzante, raramente mezzo bicchiere di rosso. Gigi è stato e rimane una presenza di straordinaria amicizia per me e per la mia famiglia». Tutte le sere, fin da dopo i mondiali di Usa ’94, eccetto la domenica, il mancino inarrivabile ha cenato da Giacomo. Ma adesso, fatta eccezione per una visita privata dello scorso anno, il recordmen di gol in nazionale, 35 in 42 partite, non si fa più vedere. «L’ho sentito di recente al telefono. Sta bene, ma non si muove da casa» taglia corto Giacomo, fedele custode della privacy del bomber dei bomber. Il locale, in una viuzza a due passi dal porto e dalla movida del quartiere Marina, a poche decine di metri dal palazzo del Consiglio regionale, è a misura d’uomo. Un piccolo grande museo di maglie, articoli di quotidiani, poster e sciarpe autografate.
L’atmosfera sa di buona cucina, il profumo di gamberoni, orate e spigole arrosto è irresistibile. Poco sfarzo, cucina genuina, semplice. Ma non solo. Il locale rivela fatica e sacrifici. Quelli di Valentino, Adriana e Giacomo Deiana. Da Esterzili alla Lombardia per scrivere le pagine più impegnative della ristorazione «Siamo rientrati a Cagliari nel 1990. Stella Marina nasce da un’idea di mio fratello dopo tanti anni fuori. Ero un ragazzino, a Milano abbiamo lavorato ai ristoranti Montecristo, Torre del Mangia e Palio. Sapevamo che tornare in Sardegna sarebbe stata dura. È andata bene». Giacomo si racconta con un filo di ironia. «Momenti che non scordo? Tullio de Piscopo, il batterista di Pino Daniele ed Edoardo Bennato, e il suo pazzesco assolo di percussioni con le posate su un tavolo, bottiglie e bicchieri che stava per distruggere. Ma anche Carmine Longo, storico diesse del Cagliari degli Orrù, che mi chiese il telefono per chiudere il contratto di Cappioli e qualche altro».
Il Cagliari e i suoi protagonisti. Il ristorante è abituale oasi per un esercito di rossoblù. Alle pareti le immagini celebrano innanzitutto il gruppo che ha scritto una pagina indelebile di sport. La cornice con l’immagine autografata di Riva dà un brivido. «La prima volta che ho incontrato Gigi? Me l’ha presentato Beppe Tomasini. Gli eroi dello scudetto vengono assieme almeno tre volte l’anno. Albertosi è quello più spiritoso. Ho un buon rapporto anche con Roberto Donadoni, Mario Brugnera e Renato Copparoni, con i giornalisti Federico Buffa, Alberto Cerruti, Enzo Foglianese e Paolo Condò. Gianni Brera? È stato da noi dopo i mondiali del ‘90».
Intanto, l’angolo del bomber ha cambiato volto. Ed è a disposizione della clientela: un’anziana coppia di turisti tedeschi ha esordito in quello che per tutti è stato un mini tempio da osannare. Per loro e per tutti, da sempre, nessuna scelta: alla Stella Marina la carta non esiste. «Abbiamo un menu fisso e non deroghiamo. Le proposte sono legate a quel che propongono i fornitori, pescatori del golfo degli Angeli o della zona di Sant’Antioco.
«Apriamo con capesante, cozze e cannolicchi gratinati, piccoli cartocci di corvina o cernia in rosso, fregola o pennette ai frutti di mare, grigliata e frittura di calamari. Dolcetti sardi e mirto». Giacomo va di fretta. Spesso sorprende i clienti: «In questi giorni – confida al telefono – ho del tonno di Carloforte da urlo!». Ma è Adriana la regina dei fornelli. «Ci stiamo riprendendo ma veniamo da un momento che per tutti è stato difficile. Valentino? Ci dà ancora una mano ma si sta godendo una meritata pensione». Il tempo passa. Eppure, per visitatori e croceristi il ristorante è ancora «quello dove mangia Gigi Riva e quelli dello scudetto».
Il passa parola sui social è tuttora in corso. I miti e le leggende non si scordano. Mai. «Scusa, dimenticavo. Una sera è venuto a cena Herbie Hancock. Non sapevo neppure cosa fosse il jazz. Poi, mi hanno detto chi era. Gentile e raffinato. Un artista speciale. Riva? Non gliel’ho potuto presentare, era già andato via. Peccato».
Fonte notizia: La Nuova Sardegna > Homepage
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