SASSARI. Il re dei mari non vuole finire impigliato nella rete. Massimo Deiana, presidente dell’Autorità portuale della Sardegna, spiega in modo preciso, e con i numeri alla mano, perché è convinto che sia meglio avere un’unica port authority. E racconta come in questi anni l’ente unificato abbia consentito di investire di investire risorse importanti sui porti più fragili del sistema.
Presidente Deiana l’accusano di avere spostato gli equilibri della Autorità portuale su Cagliari a discapito del nord dell’isola.
«Partiamo dal presupposto che io non ho nessun potere decisionale. Non posso decidere dove fare la sede, non posso decidere se di autorità portuali ce ne debbano essere una o due. Io sono un servitore dello Stato e queste scelte possono essere fatte solo dal legislatore, non da un funzionario come me. Il mio compito è di amministrare l’Autorità di sistema, non di prendere decisioni di tipo politico. Io mi attengo a quello che prescrive la legge. La sede per me è ininfluente, mi spiace se qualcuno mette in dubbio la correttezza delle scelte fatte e utilizza argomentazioni senza riscontro. Perché si mette in discussione il lavoro dei 100 dipendenti della Autorità portuale».
Ma è certo che le scelte del sistema portuale non penalizzino gli scali di Olbia, Porto Torres e Golfo Aranci? Olbia è il primo porto passeggeri dell’isola e Porto Torres è uno scalo chiave.
«Olbia è un porto fondamentale nel sistema portuale, ma non è la miniera d’oro del Sistema. Se vogliamo proprio puntualizzare il 62 per cento delle risorse dell’ente arriva dai porti del sud dell’isola, dalle tasse su merci e ancoraggio. Qualcuno ha sostenuto che sia la Saras a pagare il grosso di queste tasse. Non è così, perché anche se si leva quello che versa la multinazionale della raffinazione dal sud arriva il 52% delle risorse. E anche se si misura in tonnellaggio dal sud arrivano più merci. Quindi sono i porti del nord a guadagnare da quello che si incassa al sud. Detto questo io sono felice che parte delle risorse ottenute al sud si investano per migliorare i porti del nord. In particolare Porto Torres e Golfo Aranci che hanno necessità di forti investimenti e di una rinnovata attenzione».
Ma lei ha spostato al sud anche le crociere.
«Un’altra cosa non vera. Dal 2017 in poi, che di fatto sono 3 anni, perché il 2020 e il 2021 non si contano, il traffico di Cagliari è sempre costantemente in calo. Dal 2017 al 2019 Cagliari ha perso 170mila passeggeri, il 40%. Olbia è passato da 96mila a 126mila crocieristi, mi spiegate dove Cagliari ha portato via traffico a Olbia? Al contrario posso dire che l’appeal verso la Gallura è in crescita e la diffusione di notizie errate penalizza proprio i porti che si vogliono promuovere».
Lei sembra avere un quadro preciso di quali siano gli equilibri.
«Mi permetto di dire che in quanto tale il sistema è un valore aggiunto. Riesce a ripartire armonicamente le risorse nei porti dove c’è necessità a prescindere dalle capacità produttive. Faccio un esempio, Arbatax è entrato a far parte del sistema. Di fatto non ha entrate e io ho stanziato 30 milioni di euro per lavori nel porto. Perché ce ne era particolarmente bisogno, senza l’autorità unica non lo avrei potuto fare. A Porto Torres sono in atto 58 milioni di lavori, una cifra maggiore di quella prodotta da questo scalo. Stesso discorso per Olbia. Solo nel 2021 sono stati investiti 7 milioni di euro».
Ma è sicuro che sia così? Non c’è un disegno per potenziare Cagliari a discapito del resto dell’isola?
«Ho i numeri dalla mia. Possiamo dire che tra opere fatte e servizi resi nel porto di Olbia abbiamo speso 13,3 milioni, lo scalo gallurese ha prodotto entrate annuali per 11,2 milioni. In altre parole si spendono più soldi per Olbia di quanti ne produca. I numeri dicono la verità. Ma ho fatto anche di più, mi sono preso la briga di verificare quanto si è speso in manutenzioni nel 2021 a Olbia: investiti 7 milioni di euro. Sono più di quanto l’Autorità portuale del Nord Sardegna ha impegnato complessivamente negli otto anni dal 2011 al 2017: 6,4 milioni di euro. Non venite a dire che spendo soldi a Cagliari a danno di Olbia».
Fonte notizia: La Nuova Sardegna > Homepage
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