Tutti i giorni, o quasi, dal 24 gennaio, Claudio Baglioni sale sul palco vestito di scuro, si siede al pianoforte e incanta gli spettatori con i suoi pezzi più belli, dalle canzoni che hanno accompagnato una generazione, alle composizioni più recenti, quelle rivolte al futuro. E questo lo farà, l’amatissimo cantautore romano, fino al 14 maggio nei teatri lirici più prestigiosi d’Italia. La Sardegna la percorrerà da nord a sud in tre tappe: il 19 marzo al Comunale di Sassari, il 20 all’Eliseo di Nuoro e il 21 al Lirico di Cagliari.

“Dodici Note Solo” è il titolo del tour ed è la filosofia che sta alla base del progetto di Baglioni. «È un’emozione diversa dal solito – dice lui –, perché è un tipo di concerto che faccio ogni tanto. Ogni dozzina d’anni mi capita di fare un’esibizione da solo, quel che si chiama un assolo, un one man band, un recital solitario; da una parte c’è da vincere una lunga inattività, dall’altra devo riappropriarmi della manualità e della concentrazione che occorrono per un concerto di questo tipo». Sicuramente un impegno mentale e fisico che l’autore di “Mille giorni di te e di me”, “Avrai” e “E tu come stai?”, a 71 anni, affronta ogni sera come se fosse un debutto.

«A volte più che la forza è l’urgenza di fare qualcosa, di non restare con le mani in mano. Anni fa mi concedevo delle lunghe pause, poi ho scoperto con l’andare avanti del tempo e con l’avvicinarsi di un’età maggiore che c’è un bisogno di fare qualcosa, di esserci, non ci sarà sempre tanto da fare prossimamente, quindi anche in momenti così complessi, difficili, sia tecnicamente che umanamente, il fatto di agire con un atto di presenza è importante».

Claudio Baglioni sul palco si serve di pochi strumenti, tre tastiere, e molto è lasciato all’interpretazione: «Ho composto il palco in una dimensione spazio-temporale. I tre strumenti, oltre a rappresentare un tipo di sonorità differente, rappresentano tre momenti di un’esistenza: il passato, il presente e l’ipotetico futuro. Ci sono dei pezzi che sicuramente rimangono in un calendario oramai distante, altri che hanno avuto il passaporto del tempo e sono di nuovo attuali, mentre altri ancora, e ce ne saranno diversi in questa performance, che invece sono molto meno usuali nei miei repertori. Per coloro che vedranno questo concerto ci saranno delle sorprese evidenti. Ci sono canzoni che io amo in maniera particolare, anche piuttosto complesse, e in questo c’è un senso di sfida, come “Fammi andar via” o “Un po’ di più”, ci sono anche certe canzoni fondamentali, quelle popolari, però gran parte del repertorio va a pescare in tempi vicini e lontani con canzoni come “Amori in corso”, mentre dell’ultimo album che è “In questa storia che è la mia” ci sono cinque o sei titoli».

Quasi una sfida da portare nei teatri più prestigiosi dove di solito si sente la musica classica, il grande jazz o l’opera lirica. E poi c’è da chiedersi perché Dodici Note”: «Con dodici note si fa tutta la musica, diverse ottave con diverse timbriche ed è dalla composizione di questi mattoncini, come se fosse una scatola di costruzioni, che si crea tutta la musica del mondo. Aveva ragione – conclude Baglioni – quel filosofo che sosteneva che la vita, senza musica, sarebbe un errore. La ripartenza del nostro Paese, allora, significa anche rimediare a questo “errore”, ritrovarsi e ritrovarci, grazie all’energia del più potente social network della storia dell’umanità».
 

Fonte notizia: La Nuova Sardegna > Homepage

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