CAGLIARI. Mentre la Procura di Cagliari lo indagava per tentata truffa, corruzione e voto di scambio sul consigliere regionale Valerio De Giorgi pesava già un’inchiesta della Procura militare di Roma: l’accusa contestata dal sostituto procuratore militare Enrico Peluso era di diffamazione, riferita a un reato commesso nei confronti di un commilitone. Gli atti dell’indagine cagliaritana non consentono di ricostruire il fatto che aveva condotto De Giorgi all’attenzione dell’autorità giudiziaria di Roma, ma questo nuovo elemento sembra confermare come i rapporti tra il finanziere politico e almeno una parte dei colleghi di lavoro fosse tutt’altro che idilliaco. De Giorgi peraltro era stato trasferito dalla sede di Cagliari a quella di Oristano, un trasferimento che non aveva gradito e per il quale aveva meditato, con l’aiuto di un ufficiale, di far uscire un’interrogazione parlamentare. Poi non se ne fece niente, perché grazie al congedo elettorale ottenuto con l’elezione nell’assemblea regionale l’attivissimo luogotenente rimase a Cagliari per occuparsi di politica e per curare il bacino di Quartucciu, dove ha mantenuto la carica di consigliere comunale. Il rapporto coi commilitoni – come risulta chiaramente dalle informative della Guardia di Finanza al pm Giangiacomo Pilia, titolare dell’inchiesta che ha condotto De Giorgi alla custodia cautelare – è andato avanti tra alti e bassi, con frequenti tentativi da parte dell’onorevole di capire come andava l’inchiesta sul suo conto e secondo le informative elaborate dagli investigatori anche di influenzarla.
Ieri iera la giornata degli esami di garanzia: difeso dall’avvocato Massimiliano Ravenna il consigliere di Sardegna Forte ha fatto sapere all’ufficio del gip Giorgio Altieri che non si sarebbe presentato al palazzo di giustizia per rispondere. Una strategia legittima e piuttosto prevedibile quando il quadro delle imputazioni è articolato e complesso come quello contenuto nell’ordinanza per le misure cautelari notificata la scorsa settimana. Diversa la scelta del costruttore di Quartucciu Corrado Deiana, anch’egli ai domiciliari, difeso dall’avvocato Franco Villa: l’indagato ha rilasciato dichiarazioni spontanee – in assenza di contradditorio – sostenendo che i suoi rapporti con il consigliere regionale di maggioranza avevano i contorni di una consulenza e che le sue richieste di modifica del piano casa erano rivolte a tutelare gli interessi delle imprese edili. Quanto alla permuta fatta col terreno della famiglia del politico – il fatto cui è legata l’accusa di concorso in corruzione, condivisa con De Gioorgi – a suo dire l’operazione era in linea con il mercato, tanto che c’era pure il piano finanziario della banca. Quindi nessun tentativo di corruzione ma un affare legittimo, che consisteva nella cessione di quattro appartamenti alla moglie e alla cognata di De Giorgi in cambio dell’area e delle volumetrie utilizzate per realizzare due palazzine di quattro piani. Infine Marco Pili, l’assistente-portaborse che compare negli atti d’inchiesta e nelle conversazioni via chat sempre al fianco di De Giorgi: l’esame di garanzia per lui è slittato a questa mattina perché i difensori, gli avvocati Pierandrea Setzu e Renato Chiesa, non hanno ricevuto in tempo la copia degli atti. Nei prossimi giorni è facile prevedere che partiranno le istanze per ottenere la revoca delle misure cautelari. Nel frattempo De Giorgi rimane sospeso dalla carica di consigliere regionale.
Fonte notizia: La Nuova Sardegna > Homepage
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