OLBIA. Chi si iscrive all’università e vuole essere sicuro o quasi di trovare subito lavoro può scegliere di fare il medico, e lo si sapeva. Oppure può decidere di fare l’ingegnere civile: non se ne trovano più. Come non si trovano più geometri. Tanto che dall’Ance, l’associazione dei costruttori edili, è partita la richiesta di aiuto all’università. Lo spiega Mauro Coni, il professore che coordina il corso di Ingegneria civile a Cagliari e che l’altro ieri ha fatto una puntata al Tecnico Deffenu di Olbia per fare proselitismo tra gli studenti: «Siamo in una situazione mai vista prima. Il numero di ingegneri e geometri è crollato e i nuovi iscritti sono un terzo rispetto a 10 anni fa. Le cause sono molteplici: demografiche, l’abbandono scolastico, il proliferare di altre specializzazioni più alla moda, il maggiore impegno richiesto agli studenti rispetto ad altre lauree, ecc.».
Sta di fatto che, come sottolinea nel suo appello Pierpaolo Tilocca, presidente di Ance Sardegna, «l’emergenza che si è venuta a creare è seconda solo al fabbisogno urgente di medici». Intanto c’è il rischio di fallire la sfida del Pnrr. «L’Italia – prosegue Mauro Coni – dovrà attuare il Pnrr in aggiunta alle opere previste già prima della pandemia – oltre 200 miliardi di interventi – che richiedono tecnici nelle imprese, nelle pubbliche amministrazioni, negli studi professionali, per progettarle e realizzarle. Questi interventi riguardano il funzionamento delle città e del territorio: strade, ferrovie, porti, aeroporti, edifici, bonus 110, strutture, acquedotti, fognature, riqualificazioni di città, trasporti, logistica e tanto altro, che richiedono ingegneri civile e geometri più di ogni altra specializzazione». Ma non ce ne sono abbastanza, adesso. E ancora meno ce ne saranno in futuro, se la tendenza non verrà invertita.
«Eppure – prosegue il coordinatore dell’ateneo cagliaritano, spiegando ciò che è andato a dire agli studenti olbiesi – il tasso di occupazione dei giovani laureati in Ingegneria civile al primo anno dalla laurea è del 100%. Molti sono assunti anche prima della laurea. Gli stipendi, poi, sono mediamente maggiori del 20%, e gli ingegneri civili fanno un lavoro estremamente creativo, libero e appassionante nei cantieri e nelle amministrazioni, non in ruoli subordinati. Io e i colleghi dell’ingegneria civile di tutta Italia, riceviamo continue e quotidiane richieste per giovani laureati». Al Deffenu, Mauro Coni è arrivato insieme allo stesso Tilocca e a un altro docente di Ingegneria civile, Mauro Sassu. Che ha sottolineato come, oltre alle nuove opere, ci sarà da mantenere anche quelle esistenti.
A cominciare da Olbia, visto che «ponti e viadotti si degradano nel tempo e, come ha reso evidente il disastro del ponte di Genova, richiedono una continua attenzione e manutenzione». In Italia – conclude Coni – «ci sono oltre 700mila ponti, 800mila km di strade, 20mila di ferrovie. E nelle città ci sono oltre 14,5 milioni di edifici e 360mila km di reti idriche. E poi ci sono gli 11mila invasi e dighe, centinaia i porti e aeroporti, ecc. Opere strategiche e fondamentali per la nostra vita. Chi manterrà in piedi questa ossatura portante del nostro Paese?». (a.se.)
Fonte notizia: La Nuova Sardegna > Homepage
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