SASSARI. Il grande passo si compie negli eleganti camerini di un negozio che resiste al tempo e allo spazio. Prima di puntare dritti all’altare, gli sposi fanno prima tappa sotto la grande insegna gialla che illumina la parte bassa di corso Vittorio Emanuele. Succede da settant’anni esatti. E cioè da quando Salvatore Perez, nel lontano 1952, decise di dare gambe alla lunga tradizione di famiglia nel cuore di una città a lui ancora sconosciuta. «Mio padre veniva da Cagliari, ma prima ancora dalla Sicilia. Era un ragazzo quando si trasferì a Sassari. Il negozio, a quei tempi, era molto più piccolo. E anche la città era diversa da come appare oggi» racconta Concetta Perez, la figlia di Salvatore, alla guida della boutique del centro storico insieme al fratello Gioacchino. Baluardo di un tipo di commercio diventato sempre più raro – almeno da queste parti – il negozio di abiti per cerimonia Perez è rimasto fermo su se stesso al centro di un contesto che si è totalmente trasformato, fino a diventare anche particolarmente difficile. Le vecchie botteghe sono man mano scomparse. E insieme a loro anche gli antichi mestieri spietatamente sconfitti dalla storia e dalla concorrenza dei centri commerciali. Adesso, tutto attorno, ci sono bazar orientali, internet point e macellerie halal. Ma Perez è sempre al suo posto, forte di una clientela affezionata che prova ancora il gusto di affidarsi ai consigli e alle linee di moda di chi ha sempre vissuto di commercio. «Fortunatamente abbiamo i nostri vecchi e cari clienti – dice Gioacchino Perez –. La gente ci conosce e continua a venire qui. Altrimenti saremmo morti anche noi».
La storia. Quest’anno la boutique Perez, che può vantare soprattutto il fatto di aver vestito intere generazioni di spose e di sposi, compie i suoi primi settant’anni di storia. «La nostra famiglia ha sempre lavorato nel commercio – spiega Concetta Perez –. I miei bisnonni avevano una fabbrica di scarpe in Sicilia. Mio nonno, poi, si trasferì a Cagliari, dove aprì dodici negozi. Invece mio padre, che non amava ritrovarsi con la pappa pronta, decise di venire a Sassari. Proprio qui dove ci troviamo oggi, anche se, inizialmente, il negozio era molto più piccolo. Lui dormiva nel retrobottega. Poi comprò il resto del palazzo». Nel 1954, invece, il matrimonio con Nella Coculo, di origine cagliaritana, 90 anni, che ancora oggi affianca i figli tra le mura dello storico negozio. «Qui c’è la mia vita – dice lei –. Purtroppo non riesco a lavorare più come una volta. Sono fresca di mente, ma soffro di qualche acciacco. Mio marito, comunque, appena terminato il militare venne qui. Aprì il negozio e si interessò a tante altre cose, come al calcio. Era il presidente del Porto Torres. Ricordo il giorno del nostro matrimonio: ci sposammo e di pomeriggio venimmo a Sassari, in negozio. Niente viaggio di nozze».
La resistenza. La boutique, famosa anche per la sua inconfondibile insegna gialla, resiste in una zona del centro che è anche teatro di giri di spaccio, risse e altri episodi di violenza. «In generale, assistiamo a un abbandono che prosegue da decenni – spiega Gioacchino Perez –. Sì, ormai questa è una situazione che va avanti da circa trent’anni. E noi riusciamo a resistere grazie alla nostra fedele clientela. Per quanto riguarda il presente, non veniamo da un periodo facile: la pandemia ha fermato tutte le cerimonie, a cominciare dai matrimoni, ma pian piano stiamo ripartendo». La gente, dunque, continua a frequentare Perez, che si sviluppa nei primi tre piani di un palazzo dell’Ottocento, consapevole di andare a colpo sicuro. «Cerchiamo sempre di offrire il massimo della qualità – aggiunge Concetta –. Comunque ricordiamo bene come era una volta corso Vittorio Emanuele. Ogni tre portoni c’era un negozietto. Latterie, alimentari, negozi di mobili, frutta e verdura, gioiellerie. Questa era la strada principale e la gente, per le varie commissioni, arrivava col pullman e poi saliva la via. Ma poi è cambiato tutto, molte serrande si sono abbassate. Soprattutto da quando hanno aperto i primi centri commerciali».
Fonte notizia: La Nuova Sardegna > Homepage
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