SASSARI. Mentre si prepara ad affrontare (a giugno) il processo per l’omicidio del barista di 47 anni Antonio Fara, il 25enne Claudio Dettori è comparso in aula – accompagnato dagli agenti della polizia penitenziaria e difeso dal suo avvocato Antonio Pietro Sanna – come imputato per una rapina commessa due anni fa in un appartamento di via Cattalochino abitato da studenti, a Sassari.
È stata la vittima di quel terribile episodio a raccontare in lacrime davanti al collegio presieduto dal giudice Elena Meloni (a latere Claudia Sechi e Monia Adami) quello che successe una notte di gennaio del 2020 nell’appartamento nel quale viveva con altri coinquilini, studenti come lei.
La ragazza, universitaria, aveva un esame e per questo motivo quel fine settimana – contrariamente a come faceva di solito – non era rientrata nel suo paese e aveva deciso di rimanere a Sassari per studiare. «Quella sera ero sola a casa – ha raccontato in aula rispondendo alle domande della pm Beatrice Giovannetti – perché un mio coinquilino era uscito con la fidanzata e l’altra studentessa era a Cagliari. A un certo punto ho visto la maniglia della porta della mia camera abbassarsi. Stupidamente ho pensato fosse il mio coinquilino e ho chiesto: “Andre, sei tu?”. Dall’altra parte qualcuno ha risposto “Sì” e allora ho aperto la porta, che era chiusa a chiave». E lì è cominciato l’inferno.
La studentessa si è trovata davanti «tre tipi col passamontagna, mi hanno immobilizzata e buttata sul letto e mi hanno messo sul viso una sorta di scaldacollo in pile, sentivo la consistenza del tessuto. Ho notato che chi mi teneva ferma sul letto aveva la carnagione scura. Gli altri due, più bassi, rovistavano e mi hanno portato via il pc, il telefono, il portafoglio e un orologio». E poi «mi hanno fatto rialzare e mentre andavano verso la porta uno mi ha toccato il sedere e mi hanno detto: “Se non ti stai zitta ti lasciamo morta”, era più o meno questo il senso della frase. Quando sono andati via io sono salita al piano di sopra per chiedere aiuto e dopo poco è arrivata la polizia».
Le indagini erano partite dalle persone che frequentavano quell’appartamento. E si erano concentrate sulle amicizie di un ragazzo che da circa un mese aveva preso in locazione l’unica camera rimasta sfitta nella casa di via Cattalochino. Uno di questi amici era proprio Claudio Dettori, riconosciuto dalla ragazza che lo aveva indicato tra le fotografie di alcuni individui che le erano state mostrate dalla squadra mobile. Durante una perquisizione nell’abitazione di Dettori la polizia aveva trovato l’orologio che era stato rubato alla studentessa e anche uno scaldacollo in pile. L’indumento era stato analizzato e i Ris avevano trovato due profili di Dna maschili ma non femminili. Tanto è bastato per chiedere e ottenere il rinvio a giudizio del 25enne per rapina aggravata in concorso con altre due persone rimaste ignote.
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